L’ONORE DEGLI STATALI

Ma quanta paura facciamo?
L’articolo di ieri su Rep di Repubblica.it (l’ennesimo del prof. Boeri) sullo sciopero del 9 dicembre mi ha fatto riflettere sul “cambio di passo” di alcuni settori della politica e dell’economia nei confronti dei dipendenti pubblici e delle loro rivendicazioni salariali.
Già il titolo è tutto un programma: “Sciopero del 9 dicembre, salvate l’onore degli statali”.
Sottotitolo: “Lo stridente contrasto fra la sorte dei dipendenti pubblici e di quelli privati non sembra essere percepito dai sindacati”.
Dopo l’ennesimo incipit a proposito del fatto che il governo è già stato fin troppo generoso nel mettere a bilancio le attuali poste a copertura dei costi contrattuali, ecco che appare la vera novità nell’armamentario delle fantasiose argomentazioni per negare ai dipendenti pubblici il diritto alla giusta retribuzione: non è che le richieste sono ingiuste, è solo il momento che è sbagliato!
Il gioco è fatto, non sono queste persone che sostengono che i dipendenti pubblici non se li meritino, semplicemente non gli pare il caso di chiederli in questo momento di difficoltà…
E quando allora? Quale sarebbe, di grazia, il momento giusto?
Il momento giusto è esattamente adesso, perché è in questa legge di bilancio che occorre trovare le risorse, perché questa legge è l’ultima legge di bilancio che finanzia il triennio contrattuale, e l’anno prossimo anche volendo nessuna legge di bilancio potrebbe finanziare ancora il 2021, e queste cose un professore di economia le sa benissimo.
Certo, in questo momento diventa difficile dire al personale sanitario che si sbatte per salvare le vite della popolazione, che non gli si vuole pagare il giusto. Così come a tutto il resto delle amministrazioni che si arrabattano per mandare avanti le attività degli uffici nonostante le inadeguatezze della politica. E allora che si fa? Molto meglio dirgli: “non adesso, vedi, abbiamo altri problemi, c’è chi sta peggio di te…” e instillare il tarlo del dubbio che chi sciopera adesso è un traditore della Patria, e che sono i sindacati che indicendo questo sciopero mettono in cattiva luce i dipendenti pubblici.
Ma quanto deve avere paura di noi, dipendenti pubblici, questa parte (malata!) della società?
Non ha nemmeno più il coraggio di dire chiaramente che non vuole dare gli aumenti, e accampa scuse cercando di confondere i colleghi facendo leva sul loro senso del dovere e mettere contro l’opinione pubblica, già turbata dalla pandemia.
Ma noi dipendenti pubblici non siamo sciocchi, e pretenderemo che i diritti dei lavoratori siano rispettati, prima quelli dei dipendenti pubblici, e poi anche quelli dei privati (ecco il loro vero timore! Perché se passa il principio per i pubblici che i contratti vanno rinnovati correttamente anche se c’è il covid, poi questo principio deve passare anche per i privati).
Nei confronti di questi squallidi personaggi che cercano di dividere i lavoratori non c’è che una sola parola: vergogna! Il Paese non ha bisogno di opportunisti come voi, pseudo intellettuali che si prestano agli interessi di una ristretta elite di imprenditori, ma di persone con in mente una visione di un diverso modello sociale, nel quale il bene pubblico si coniuga con il bene dei lavoratori e produce progresso e benessere per tutti e non solo per qualcuno.

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Salvatore Bullara

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